Mondiali 1974: Zaire, un calcio contro la paura
Germania 1974: per la prima volta una nazionale dell'Africa sub-sahariana parteciopa alla fase finale di un campionato mondiale. Lo Zaire è sotto la fecoce dittatura di Mobutu e il successo della squadra di calcio viene vissuto come un'affermazione e una vetrina per il regime.
Mobutu, prima della partenza, promette ricchi premi, case, automobili, affinchè la nazionale faccia bella figura, non tanto per l'immagine del calcio dello Zaire, quanto e soprattutto per sè.
La squadra è allenata da Blagoje Vidnic, ex-giocatore e allenatore giramondo. Il girone dello Zaire non è dei più facili: dovrà, infatti, affrontare Brasile, Jugoslavia e Scozia
L'esordio non quello che si aspettava Mobutu. Contro la Scozia, la squadra delle tre più abbordabile del girone, lo Zaire perde 0-2.
Il dittatore è infuriato e la sua collera si scaglia contro i giocatori. Il dittatore fa marcia indietro e si rimangia tutte le sue promesse. I calciatori, consapevoli delle proprie potenzialità e che avevano riposto in quel mondiale le loro speranza per una svolta nelle loro vite, sapendo che più di tanto non avrebbero potuto fare se non un'onorevole figura, non ci stanno. Minacciano, addirittura, di non scendere in campo per la seconda partita. Si apre così una lunga trattativa, un'estenuante tira e molla, ma alla fine i giocatori dello Zaire sono costretti a scendere in campo. Le scorie di quello scontro, che inevitabilmente toglie concentrazione e forse anche la voglia di giocare, fa sì che contro la Jugoslavia si materializzi la più pesante sconfitta di una nazionale alla fase finale dei mondiali: 9-0.
E' un grave colpo per l'ego di Mobutu e il suo regime. Quella partita persa viene presa come un affronto e partono così minacce di ritorsioni in caso di un altro rovescio.
Ma il terzo avversario dello Zaire è il Brasile, certamente tra i peggiori che avrebbero potuto incontrare. I brasiliani, per passare il turno, devono vincere con almeno 3 gol di scarto.
Il 22 giugno si gioca. Alla fine del primo tempo il Brasile è avanti 3-0 e con la qualificazione in tasca, nella ripresa i calciatori verdeoro giochicchiano, probabilmente consapevoli anche dello stato d'animo dei loro avversari.
A 5 minuti dalla fine, l'arbitro fischia una punizione dal limite dall'aria contro lo Zaire. Rivelino si aggiusta il pallone per esplodere il suo sinistro. Ma, all'improvviso, ecco che un giocatore dello Zaire, Ilunga Mwepu, si stacca dalla barriera e prima che Rivelino tiri, calcia lontano il pallone oltre la metà camp avversaria. Un gesto senza senso, che al momento non viene capito dai giocatori brasiliani e dal pubblico. Ma quel calcio rabbioso altro non è che un atto di protesta contro Mobutu, il suo potere, le sue promesse rimangiate, con la paura del ritorno a casa.
Il Brasile, a quel punto, si ferma proprio e questo forse salva la vita ai giocatori che, tornati in patria, diventano "persone non gradite", i loro contratti stracciati, le loro vite stravolte. Il sogno si era trasformato in un incubo.
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