Una partita per tornare a vivere
Londra, 13 novembre 1945, Stamford Bridge. La Seconda Guerra Mondiale era finita da appena 10 settimane ed i londinesi avevano voglia di ricominciare a vivere una vita normale, di uscire di nuovo in strada serenamente e tornare allo stadio. Era tanta anche la voglia di veder finalmente rotolare un pallone su un campo di calcio. Si racconta che vi fossero più 100.000 spettatori. Una stima approssimata, dando un'occhiata alle immagini di quella storica giornata.
Il pretesto fu l'arrivo a Londra della Dinamo Mosca per una partita amichevole con il Chelsea. Era il primo di una serie d'incontri che la squadra russa avrebbe giocato in Gran Bretagna per promuovere i rapporti tra i due stati alleati. Erano i primi passi del calcio europeo dopo la devastazione della guerra.
Per migliaia di giovani, che quel giorno non andarono a scuola, sarebbe stata la prima partita allo stadio, privati dalla guerra degli anni più spensierati della loro giovinezza. La grande folla di londinesi voleva incontrare i connazionali dei soldati dell'Armata Rossa che avevano respinto i tedeschi fin dentro Berlino dopo essere stati ad un passo da perdere la loro libertà. I russi erano ancora alleati, ma da lì a poco sarebbe scoppiata la Guerra Fredda.
Ben 74.496 persone pagarono il biglietto per entrare a Stamford Bridge. Una volta dentro, alcune porte crollarono sotto la pressione della gente. Molti si arrampicarono sul tetto della tribuna ed altre centinaia si assieparono intorno al perimetro del campo. Le molte migliaia che non erano riuscite ad entrare salirono fin sui tetti delle case intorno allo stadio. Come riporta una cronaca dell'epoca "le persone sembravano uccelli ammassati sulle linee del telefono", in cima ad ogni struttura scalabile.
Fatto inconsueto per il calcio inglese, i giocatori della Dinamo offrirono dei mazzi di fiori ai loro colleghi del Chelsea prima del fischio d'inizio.
Il Chelsea andò in vantaggio per 2 a 0 con i gol di Len Goulden e Reg Williams. La Dinamo, pur sbagliando un rigore, riuscì a rimontare. Il nuovo acquisto del Chelsea, presentato proprio in occasione di questa partita, il grande Tommy Lawton riportò avanti la sua nuova squadra per 3 a 2. A quel punto, la folla iniziò a sostenere i russi che riuscirono a pareggiare con il loro captano Bobrov con gol viziato da fuorigioco.
Il tour della Dinamo era iniziato alla grande e proseguì ancora meglio. Dopo il Chelsea i russi affrontarono il Cardiff City davanti a 60.000 spettatori e vinsero per 10 a 0. Di nuovo a Londra, sconfissero l'Arsenal per 4 a 3 al White Hart Lane, perchè Highbury era al momento sotto il controllo del Ministero della Difesa. La Dinamo giocò l'ultima partita a Glasgow, pareggiando 2 a 2 con i Rangers.
Lawton dichiarò che la Dinamo era stata una delle squadre più veloci che avesse mai visto: “I russi non dribblavano. Da fermi lanciavano la palla e partivano in avanti". In Russia il loro modo di giocare era conosciuto come "disordine organizzato". Il giornalista del Daily Mail, Geoffrey Simpson, scrisse che la Dinamo giocava "un calcio più avanti di quello inglese, per tecnica ed efficacia", e questo otto anni prima che l'Ungheria scioccasse l'Inghilterra a Wembley, impartendo una severa lezioni ai maestri del calcio (3-6). L’ostinazione della FA di mantenere una sorta di isolamento dal resto del mondo ne aveva inevitabilmente bloccata la crescita.
La Football League ripartì e quando nel 1955 il Chelsea, dopo aver vinto il campionato, fu invitato a partecipare alla prima edizione della Coppa dei Campioni, la prima grande competizione europea, nonostante i londinesi volessero aderire, la League disse ancora no. I vertici della Football League si erano dimenticati dei tifosi arrampicati sul tetto di Stamford Bridge per assistere alla prima partita "europea" e di quanto la gente gradisse quel tipo di manifestazioni. Il Manchester Utd, l'anno dopo, mostrò loro quale fosse la strada giusta.