8 aprile 1990. Al Villa Park di Birmingham si gioca la semifinale di FA Cup tra Liverpool e Crystal Palace. I londinesi arrivavano alla loro partita della vita senza il centravanti Ian Wright e i precedenti di quel campionato non facevano ben sperare: ad Anfield Road, i Reds avevano letteralmente travolto il Palace per 9 a 0.
Ma un conto le aspettative, un altro il campo. Il primo tempo andò come tutti si aspettavano: Palace in difesa, possesso palla e dominio territoriale del Liverpool. E quando Ian Rush correggeva in rete un assist di McMahon, sembrava ormai già tutto scritto, tanto che i Reds iniziarono ad abbassare i ritmi, visto che il Crystal sembrava non essere in grado di organizzare una reazione. Così il Liverpool si limitò a controllare la partita senza cercare il gol che avrebbe potuto congelare la partita.
Nell'intervallo, il manager delle Eagles, Steve Coppell, scosse i suoi: stavano buttando alle ortiche il giorno più importante della loro carriera senza combattere. Forse quelle parole ebbero l'effetto voluto, perchè il Palace che si ripresentò in campo in maniera completamente diversa.
Non passava nemmeno un minuto che un gran tiro di Mark Bright pareggiava il gol di Rush. La rete sembrava mettere le ali ai giocatori del Palace, mentre il Liverpool appariva stordito, incapace di reagire. Nel frattempo Gillespie s'infortunava e usciva, mentre Hysen e Hansen subivano il ritmo e la fisicità di Salako e Andy Gray che, insieme a Pardew, prendevano in mano le redini del gioco.
Grobbelaar salvava una conclusione a colpo sicuro di Thomas, mentre il Palace era sempre più minaccioso e i palloni che spiovevano nell'area del Liverpool creavano sempre apprensione. Al 69' Hansen atterrava Bright. Sul calcio di punizione battuto da Gray, lo stesso Bright serviva un assist a O'Reilly che segnava da distanza ravvicinata. Il Liverpool provava a reagire, ma era tutto più difficile avendo perso per infortunio anche Rush.
Ma il finale era tutto da scrivere e sarebbe stato da cuori forti.
Al minuto 82 i Reds trovavano il pareggio grazie a un gran tiro dalla distanza di McMahon e appena un minuto dopo Pemberton commetteva un fallo in area ai danni di Staunton. Il rigore trasformato da Barnes sembrava aver messo la parola fine ai sogni del Palace, a un passo dalla prima finale di FA Cup della sua storia.
Le Eagles si riversavano nella metà campo dei Reds alla disperata ricerca del nuovo pareggio che arrivava a due minuti dalla fine grazie a una deviazione in rete di Gray. Un minuto dopo, un colpo di testa di Thorn da distanza ravvicinata si stampava sulla traversa salvando il Liverpool.
I tempi supplementari si aprivano come s'erano chiusi i tempi regolamentari. Dopo appena 4 minuti, Pardew, sugli sviluppi di un corner, deviava in rete il pallone della vittoria. Le Eagles erano in finale.
Ma le emozioni di quella giornata, per gli amanti del calcio, non erano finite. Perchè archiviata la prima semifinale tra Palace e Liverpool, a Maine Road scendevano in campo per la seconda Manchester United e Oldham Athletic; anche in questo caso, il pronostico non ammetteva sorprese. Ma l'Oldham, dopo essere passato in vantaggio dopo cinque minuti e aver rimontato lo United sul 2-2 a un quarto d'ora dalla fine, nei supplementari pareggiava ancora il conto al 112', portando così la semifinale al replay. Un'altra partita al cardiopalmo, vinta dallo United solo a cinque minuti dalla fine del secondo tempo supplementare per 2 a 1.
Il 12 maggio a Wembley andò in scena la finale. Il sogno delle Eagles s'infranse a dieci minuti dalla fine del secondo tempo supplementare, quando la rete di Hughes pareggiò il conto (3-3), mandando le due squadre a un altro replay. Cinque giorni dopo, sempre a Wembley, il giovane Lee Martin, un difensore che sino ad allora non aveva convito Alex Ferguson, permise ai Red Devils di alzare il primo grande trofeo in cinque anni, il primo dell'era Ferguson.
Per le Eagles il rammarico di essere stati per soli dieci maledetti minuti a un passo dal sogno.
Foto: Dan Smith/Getty Images