David Ginola, El Magnifico
“Ho costruito il mio stile di gioco guardando giocare l’unico vero idolo calcistico che io abbia mai avuto: Johann Cruyff. È stato l’unico calciatore di cui abbia avuto il poster in camera”.
David Ginola nasce a Gassin il 25 gennaio 1967. La sua carriera inizia al Tolone, passa poi al Racing Club Parigi e quindi al Brest dove, a 24 anni, avviene la svolta. In campionato, contro il PSG, Ginola è immarcabile. Il Brest batte 3-2 il gigante PSG e, tempo pochi mesi, David si trasferisce proprio a Parigi.
La sua tecnica, il suo dribbling e la sua velocità incantano i tifosi parigini che lo amano a tal punto che anche quando dichiarerà di essere tifoso dell’Olympique Marsiglia (gli acerrimi rivali del PSG) e di sognare di giocare un giorno per l’OM, non cambierà nulla nei suoi confronti. France Football, al termine del campionato 92-93, lo premierà come miglior calciatore della stagione. La successiva vincerà il campionato e sarà il miglior realizzatore del suo club con 13 reti.
In quella stessa stagione, però, accadrà un fatto che segnerà in negativo, e per sempre, la carriera di Ginola con la Nazionale francese. Viene ritenuto il responsabile dell’eliminazione dei Blues dai Mondiali del 1994 ad opera della Bulgaria, nonostante la Francia potesse contare su giocatori come Cantona, Deschamps, Petit, Desailly e Papin. Un pallone lanciato in una zona del campo dove non c’era nessun compagno di squadra nell’ultimo minuto di gioco, sarà la condanna per Ginola che diventerà il capro espiatorio di quella eliminazione.
“Sono cresciuto pensando che il calcio dovesse essere uno sport di squadra”, confesserà più tardi Ginola. “Quella sera invece io ero per quasi tutti l’unico colpevole di quella sconfitta. A cominciare da Gerard Houllier e dai miei compagni di squadra che preferirono starsene in silenzio, lasciando che accusassero solo me di quella sconfitta”.
Se in Francia lo condannano senza appello, mezza Europa lo vorrebbe nelle sue squadre. Barcellona e Real Madrid sono pronte a fare follie per lui. La stampa spagnola lo chiama El Magnifico. Durante l’estate del 1995 Johan Cruyff lo invita ad un torneo di golf a Terragona per convincerlo a scegliere i blaugrana. C’è però un problema, perchè per fargli posto deve cedere o Hagi o Stoichov. Ma il tempo passa e la situazione non si sblocca. Nel frattempo anche Kevin Keegan, manager di un Newcastle tornato ai vertici del calcio inglese, vuole a tutti i costi l’attaccante francese. Il presidente dei Magpies lo invita a Newcastle, e sebbene la moglie non fosse favorevole, il 1° luglio Ginola firma con il club inglese. Il giorno dopo Stoichov viene ceduto al Parma.
Nonostante l’iniziale diffidenza, Ginola a Newcastle s’integra alla perfezione. Fuori e dentro il campo. I tifosi lo adorano e dopo il primo periodo di ambientamento, inizia a giocare alla sua maniera. Il gioco di Keegan è semplice: fare un goal in più degli avversari, giocando un calcio che diverta il pubblico, lasciando libertà ai calciatori di talento. Sembra perfetto per Ginola, giocatore estroso e geniale ma anarchico ed estraneo alla tattica, al pressing, ai rientri difensivi e alle coperture.
Il Newcastle quell’anno butta letteralmente via il titolo. Alla 29° giornata ha 12 punti di vantaggio sul Manchester United, ma nello scontro diretto a St James Park la squadra di Ferguson vince con una rete di Cantona e alla fine strapperà il titolo ai Magpies.
Nella stagione successiva a Newcastle arriva Alan Shearer. Sembra l’ultimo pezzo del mosaico per riportare il titolo che nella Tyneside manca dal 1927. L’inizio della stagione è travolgente. Il Newcastle conquista la vetta della classifica grazie a sette vittorie consecutive tra la 3° e la 10° giornata. La settima vittoria è un 5-0 con cui annichilisce il Manchester United. Una delle prestazioni più spettacolari mai offerte da una squadra inglese nella storia. Un calcio offensivo, brillante, creativo, che non lascia spazio agli avversari. Ginola quel giorno è incontenibile. Il suo secondo goal sarà uno dei più belli di tutta la stagione. Sono talmente belli da vedere che i Magpies vengono chiamati The Entertainers. Sette partite consecutive senza vittorie nel periodo natalizio, però, fanno scivolare il Newcastle al 4° posto. Poi, arrivano due prestazioni strepitose contro Tottenham (7-1) e Leeds (3-0). Ma dopo il pareggio esterno contro il Charlton in FA Cup arriva la bomba inaspettata: Keegan, che ha riportato il Newcastle ai vertici del calcio inglese, si dimette.
Al suo posto arriva Kenny Dalglish, grandissimo ex-calciatore ed ex-manager del Liverpool. Dalglish è l’opposto di Keegan: equilibrio tattico, fase difensiva, rientri e raddoppi di marcatura; tutte cose avulse e lontane da Ginola che a fine stagione lascia Newcastle insieme a Les Ferdinand per passare al Tottenham.
La stagione degli Spurs inizia male. A novembre Gerry Francis viene sostituito da Christian Gross, ex allenatore del Grasshoppers, che rilancia il Tottenham. Ginola gioca una discreta seconda parte di stagione. Ma quella successiva sarà straordinaria per il 32enne francese. Gli Spurs, guidati da George Graham, vincono la Coppa di Lega, il loro primo trofeo dopo diverse stagioni di vacche magre, e arrivano fino alla semifinale di FA Cup dove vengono eliminati proprio dal Newcastle. Ginola viene eletto miglior calciatore dell’anno sia dai calciatori che dai giornalisti sportivi. Con Graham, però, il rapporto non è idilliaco. La stagione successiva il Tottenham chiude il campionato a metà classifica, ed escono da tutte e tre le competizioni ad eliminazione diretta, Coppa UEFA inclusa. Ginola gioca con regolarità e, pur non raggiungendo i livelli della stagione precedente, continua a dare il suo contributo ed è amatissimo dai tifosi. Quando il Tottenham accetta un’offerta dall’Aston Villa per tre milioni di sterline Ginola non vuole crederci. Viene da quelle che lui stesso considera le due migliori stagioni della sua carriera e a Londra sta da dio.
All’Aston Villa John Gregory però cerca di imporre a David un lavoro difensivo durante la partita e allenamenti pesanti durante la settimana. Quando poi lo accusa di essere grasso per Ginola è troppo. E se nella sua prima stagione gioca con buona regolarità, in quella successiva, 2001-02, Ginola non rientra più nei piani della società.
Il suo passaggio all’Everton nell’estate del 2002 è l’ultimo tentativo di rinverdire i fasti di una carriera eccellente, ma che non lo ha visto ottenere i successi che le sue grandi qualità tecniche lasciavano pensare. Gioca solo 4 partite e a 35 anni lascia il calcio. Ancor più difficile da rimarginare la ferita subita da David Ginola con la Nazionale. Solo 17 presenze, una miseria per un giocatore del suo valore. E che non facesse parte della rosa che vinse il Mondiale del 1998 è poco meno che scandaloso: “Il giorno della finale dei Mondiali di Francia del 1998 facevo il commentatore per BBC. Quel giorno vidi i miei connazionali alzare la Coppa del Mondo, il sogno di ogni calciatore. Io sentivo che avrei dovuto essere lì. Quando tornai in albergo scoppiai a piangere. Sono stato l’unico francese a piangere di tristezza quel giorno”.
Foto: Mark Leech/Offside Sports Photography