Ladislao Mazurkiewicz, portiere per caso divenuto leggenda
Protagonista con l’Uruguay di tre Coppe del Mondo consecutive, è considerato uno dei migliori portieri non solo della sua epoca, ma di tutti i tempi, insieme a Lev Yashin e Gordon Banks.
Ladislao Mazurkiewicz era nato nella piccola cittadina turistica costiera di Piriapolis nel 1945. Sua nonna era fuggita con i figli dalla Polonia poco prima che Hitler la invadesse nel 1939. Alto 1,80 m, Mazurkiewicz era soprannominato "el Chiquito" (piccolino). Come Yashin, normalmente indossava completi da gioco tutti neri. Diceva che lo rendevano meno visibile agli attaccanti avversari. E per questo era anche soprannominato El Arquero Negro, il portiere nero.
Aveva appena 16 anni quando firmò con il Racing Club Montevideo, all’epoca nella Quarta Divisione uruguaiana. Finisce in mezzo ai pali a 18 anni quando il portiere titolare dovette essere portato di corsa dal dentista. Tanto bravo quel ragazzone che nel 1964 è il portiere della nazionale Under 19 che vince il Campionato Sudamericano di categoria in Colombia. Viene così acquistato dal Peñarol per fare la riserva a Luis Maidana. Mazurkiewicz in poco tempo si guadagna il posto da titolare dopo un'ottima prestazione nella semifinale di Coppa Libertadores il 31 marzo 1965 contro il Santos di Pelé, battuto dagli aurinegros 2-1.
Da allora e fino al 1972 sarà il portiere del Peñarol con cui, in 10 anni, vincerà 3 campionati, 1 Copa Libertadores e 1 Coppa Intercontinentale. Nel 1967 stabilisce il record di imbattibilità di 985 minuti. E l’anno seguente batte un nuovo record: soltanto 5 gol subiti, il minimo mai registrato nel campionato uruguaiano.
La convocazione in nazionale arriva per la fase finale della Coppa del Mondo 1966 e Mazurkiewicz fa il suo esordio nella partita inaugurale del torneo, a Wembley, di fronte al grande Gordon Banks. Divenne subito una leggenda in Uruguay perché, prima della partita, salutando la Regina Elisabetta, le disse in spagnolo: "Signora, sembrate uscita da un quadro. Ma oggi vinceremo noi”. Mazurkiewicz riuscì a bloccare gli attaccanti dell’Inghilterra Jimmy Greaves e Roger Hunt, ed a tenere inviolata la sua porta, portando l’Uruguay ai quarti di finale. Mazurka, come lo chiamavano i suoi compagni, aveva appena 21 anni e viene votato dalla critica come terzo miglior portiere del torneo, dopo Yashin e Banks. Il capitano dell'Inghilterra, Bobby Moore, dirà che quel giocatore con il nome difficile da pronunciare era stato uno dei più grandi portieri contro cui avesse giocato.
Nel 1967 con la Celeste vince il Campeonato Sudamericano - l'attuale Copa America – nell’edizione casalinga disputata tra gennaio e febbraio.
La sua definitiva consacrazione a livello internazionale avviene ai mondiali messicani del 1970 dove verrà eletto dalla stampa di tutto il mondo miglior portiere del torneo. Con le sue parate, infatti, porterà l’Uruguay sino alle semifinali contro il Brasile. La Celeste, pur riuscendo a passare in vantaggio e nonostante la prestazione del suo numero 1, perse 3-1. In quella partita, Pelé si era presentato solo davanti a lui e l’aveva aggirato disorientandolo con una finta, quasi girandogli intorno. A porta spalancata, Pelé incredibilmente tirò fuori. Mazurkiewicz avrebbe poi detto, sorridendo, che “era riuscito pure a spaventare Pelé". I due divennero grandi amici.
Nel frattempo, Mazurkiewicz s’era trasferito in Brasile, dove con l’Atletico Mineiro riesce a vincere il campionato nell’anno dei Mondiali di Germania del 1974, quando tornerò a difendere la porta della sua nazionale in un’avventura che s’interromperà già al primo turno. Nonostante ciò Mazurkiewicz viene nuovamente votato dalla stampa come terzo miglior portiere del mondiale, dopo il tedesco-occidentale Maier e il polacco Tomaszewski.
Terminati i Mondiali del 1974, il “portiere nero” prova l’avventura europea e per due anni gioca con il Granada. Nel 1976 torna in Sudamerica e gioca in Colombia ed in Cile (Atletico de Calì e Cobreloa). Nel 1980, a 35 anni, torna a giocare per il suo Peñarol dove riesce a vincere il suo quarto campionato uruguaiano prima di appendere gli scarpini al chiodo. Rimarrà ancora nel Peñarol come preparatore dei portieri e poi, negli anni 80, sarà anche allenatore del suo club.
Nel 2013, a soli 67 anni, El Arquero Negro è volato in cielo.