
Nel 1922 l'Huddersfield Town aveva vinto la FA Cup ai danni del Preston North End. La partita era stata giocata a Stamford Bridge, l'ultima finale di FA Cup non disputata a Wembley sino al 1970.
Germania 1974: per la prima volta una nazionale dell'Africa sub-sahariana parteciopa alla fase finale di un campionato mondiale. Lo Zaire è sotto la fecoce dittatura di Mobutu e il successo della squadra di calcio viene vissuto come un'affermazione e una vetrina per il regime.
Il suo approccio fisico alla gara e la sua determinazione lo portarono a diventare un idolo per i suoi tifosi. Tutto il contrario di come era nella vita. Ma quando David Hickson (1929 – 2013) entrava in campo si trasformava, come se entrasse in una battaglia senza quartiere. Il suo comportamento in campo lo portò a scontrarsi molte volte anche con gli arbitri, collezionando anche tre espulsioni nella sua carriera, ma questo era ciò che lo faceva amare dai suoi tifosi mentre si dannava in campo con quel suo ciuffo biondo.
Molto forte di testa, era bravo anche con i piedi: i suoi tiri erano così potenti che venne soprannominato Cannonball Kid.
William "Dixie" Dean (1907 – 1980) è stato certamente uno dei più grandi centravanti inglesi di tutti i tempi. Tifoso dell'Everton, ne è diventato una leggenda, dedicando alla causa del club la sua intera carriera.
25 dicembre 1937. A Stamford Bridge si affrontano Chelsea e Charlton. La nebbia che con il passare del tempo diventa sempre più fitta, costringe l'arbitro, al decimo minuto del secondo tempo a sospendere la partita. I giocatori rientrano con difficoltà negli spogliatoi, tranne Sam Bartram, il portiere del Charlton. L'estremo difensore degli Addicks non si è accorto di nulla, tanta è la nebbia. E rimane in campo per un'altra mezz'ora, nello stadio ormai vuoto. Viene ritrovato da un poliziotto che aveva intravisto qualcuno in campo nella fitta nebbia.
Mercoledì 24 ottobre 1956. Alle 19,30 a Maine Road si gioca la 34° edizione della Charity Shield. Ed è un derby.
Nel pomeriggio, il sedicenne David Gaskell, portiere delle giovanili del Manchester United, si alza dal letto nel suo alloggio a Stretford e inizia a pensare cosa avrebbe potuto fare quella sera. Dopo aver mangiato, considera la possibilità di prendere due autobus per andare a Maine Road a vedere la partita. E' stanco. Ha passato tutto il giorno a Old Trafford spazzando lo stadio e pulendo gli scarpini, tra cui anche quelli dei suoi coinquilini Duncan Edwards e Billy Whelan. La partita, tra l'altro, viene trasmessa anche in televisione. Ma a prevalere è la sua passione per lo stadio così decide di andare. Qualche ora più tardi era in campo.
Prima di Steven Gerrard, nel 1986 un altro ex-capitano del Liverpool arrivò a Glasgow per guidare, sia in campo che in panchina, i Rangers. Il club non vinceva il titolo dal 1978 e non era riuscito nemmeno a classificarsi più in là del terzo posto nelle ultime sette stagioni. In quella precedente (1985-86) erano state più le gare perse che quelle vinte. E così, il quinto posto finale portò all'esonero di Jock Wallace. Graeme Souness, a 33 anni, terminata la stagione nella Sampdoria, venne chiamato per risollevare le sorti dei Gers nella doppia veste di player-manager.
Tutti sono concordi sul fatto che Colin Bell (1946-2021) sia stato uno dei migliori centrocampisti inglesi di tutti i tempi. e che sarebbe stato un protagonista anche nel calcio di oggi. Per i tifosi del Manchester City è semplicemente una leggenda, il migliore giocatore di sempre del club.
E' passata alla storia come la Battaglia di Montevideo, ma qualcuno l'ha anche descritta con toni meno epici, "una rissa da bar in cui la tecnica del calcio aveva lasciato il posto a pugni, calcioni volanti e corpo a corpo".
L'edizione 1967 della Coppa Intercontinentale mise di fronte due protagoniste inaspettate. Da una parte il Celtic Glasgow che aveva battuto l'Inter nella finale di Coppa dei Campioni; dall’altra, gli argentini del Racing Club de Avellaneda che avevano superato il Nacional Montevideo in Copa Libertadores.
Leggendo le statistiche sul calcio, tra gli altri, un dato salta sorprendentemente agli occhi: i tanti record di presenze allo stadio, non solo nazionali, ma soprattutto a livello europeo e mondiale, registrati in Scozia.
Sin dalla nascita della Scottish Football Association nel 1872, gli scozzesi sono stati conquistati da “the beautiful game”. Lo hanno amato (e continuano ad amarlo) a tal punto che, per molti anni, Glasgow aveva i tre più grandi stadi del mondo.
Il più famoso, Hampden Park, era stato progettato per accogliere più spettatori possibili, senza offrirgli alcun tipo di riparo. Si stima che la capacità dell'impianto potesse essere superiore alle 180.000 presenze. Quando andavano in scena le grandi partite, gli scozzesi ne occupavano ogni centimetro quadrato, riuscendo a eguagliare e persino superare le presenze dei loro vicini inglesi. Andando a scartabellare negli archivi, ci sono almeno dieci record di presenze allo stadio in Scozia. Molti sono ancora oggi imbattuti, non soltanto a livello nazionale e britannico, ma anche europeo e mondiale.
Il 21 marzo 1936. 63.000 spettatori affollarono Leeds Road, a Huddersfield, per assistere alla semifinale di FA Cup tra il Grimsby Town e l'Arsenal. Per la prima volta nella sua storia il Grimsby raggiungeva una semifinale di coppa in cui partiva nettamente sfavorita contro una squadra che appena 10 mesi prima aveva conquistato i tre titoli nazionali.